mercoledì 9 maggio 2012

Diventa un rompiscatole!!!

Ricerco nuovi collaboratori per far rivivere questo progetto. Scrivetemi se interessati. Pino


picozza77@gmail.com












lunedì 16 maggio 2011

Napolitano, promessa ad Abu Mazen: «I palestinesi avranno l'ambasciata in Italia»

http://www.corriere.it/politica/11_maggio_16/napolitano-palestinesi-ambasciata-italia_6938d2e2-7fab-11e0-845d-a4559d849f1e.shtml

MILANO - Un'ambasciata palestinese in Italia: «A nome del governo, annuncio la elevazione della delegazione al rango di missione diplomatica, e al rango di ambasciatore del rappresentante»: questa la dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine dell'incontro avuto a Betlemme, in Cisgiordania con Abu Mazen, il massimo dirigente dell'Autorità nazionale palestinese. Unica tappa di Napolitano nei Territori in occasione della visita di due giorni in Israele. Che. dopo un lungo applauso della delegazione locale, ha ringraziato : «Un altro regalo che ci fa l'Italia». Un passo che avviene, precisa il Capo dello Stato: «in piena amicizia con Israele. Siamo sempre fortemente impegnati per la costruzione della pace tra lo stato ebraico e i palestinesi secondo la formula due popoli due Stati». Una formula, ha aggiunto, che è stata «riconosciuta dal governo israeliano» ed ora si tratta di «farne discenderne una serie di accordi che portino a questa realizzazione». E ha aggiunto: «Ci auguriamo che i prossimi mesi siano fecondi per il rilancio della prospettiva negoziale perchè ancora prima di settembre, conta di riaccendere a maggio, a giugno e in estate il clima di dialogo».

BASTA INSEDIAMENTI - Il presidente Abu Mazen, si è soffermato sulle prospettive del dialogo con gli israeliani chiedendo che cessi la politica degli insediamenti. Quanto agli americani, Washington vede «spingere in avanti il negoziato sulla base della road map, dell'iniziativa araba di pace e della dichiarazione del Quartetto». Queste «sono le basi da cui bisogna partire», come anche il ritorno ai «confini del 1977», e la cessazione degli insediamenti. «Il tempo che abbiamo davanti è molto breve, ma ce ne è a sufficienza per riprendere il negoziato su queste basi», ha proseguito. Certo, «gli insediamenti israeliani impediscono che si possano cogliere le attuali occasioni» di pace perchè il governo israeliano «capisca che il popolo palestinese non può sparire e che si è presentata una soluzione storica». Quanto all'Italia, la decisione di oggi si pone nella scia di una profonda amicizia dimostrata con gesti «che non potremo mai dimenticare», come «la dichiarazione di Venezia del 1980 è il modo in cui le forze armate italiane tutelarono i campi profughi nel Libano nel 1982». Del resto, ha aggiunto Abu Mazen rivolgendosi a Napolitano, «anche voi italiani avete conosciuto le occupazione straniere, sapete cosa vuol dire».

LIBIA, OK AL CESSATE FUOCO SOLO CON I FATTI - Napolitano si è poi soffermato sulla Libia: «L'Italia prenderà in considerazione la disponibilità delle forze fedeli a Gheddafi per un cessate il fuoco se tali disponibilità nuovamente annunciate saranno seguite dai fatti. Non è certamente la prima volta che le Nazioni Unite chiedono il cessate il fuoco. Anzi, nella prima risoluzione avevano chiesto tassativamente al colonnello Gheddafi di astenersi da azioni militari volte a reprimere la protesta popolare. Poi c'è stato qualche annuncio da parte di Gheddafi di disponibilità a cessare il fuoco, ma queste dichiarazioni non sono state mai seguite dai fatti». E ha sottolineato «Se lo saranno, naturalmente, ne terranno conto tutte le parti in causa, comprese quelle che hanno risposto all'appello della Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza per adottare la "no fly zone" e tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione civile, le cui espressioni politicamente più significative di contestazione sono state ferocemente represse fino a oggi dalle forze fedeli a Gheddafi».

Clan dei Casalesi, arrestati 13 affiliati.In manette tre poliziotti e un prestanome

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/05/16/news/casalesi_13_arresti-16301711/?ref=HRER1-1#Scene_1

Clan dei Casalesi, arrestati 13 affiliati.In manette tre poliziotti e un prestanome

Gli agenti avrebbero gestito gli affari sporchi di Luigi Russo dopo il suo arresto, avvenuto due mesi fa. L'operazione "Divino" ha portato anche al sequestro dell'omonima discoteca e di altri beni per un valore di svariati milioni di eurodi CONCHITA SANNINO



Divise sporche e amiche degli imprenditori vicini ai Casalesi. Tredici arresti eseguiti nella notte nell'ambito dell'operazione "El Divino" di Agnano, dal nome di un noto locale - frequentato anche da Lele Mora - di cui è titolare un imprenditore, Luigi Russo, ritenuto fiancheggiatore del clan dei Casalesi. Agli arresti anche tre poliziotti accusati di svolgere per Russo mansioni di 'buttafuori' nei locali e addirittura di essere prestanome dei beni di Russo.

Secondo la Procura antimafia di Napoli, gli agenti, in servizio alla Stradale di Napoli, in seguito all'arresto di Russo, avvenuto due mesi fa, si erano assunti la responsabilità, con la moglie dell'imprenditore detenuto, di gestire i beni della famiglia e mandare avanti gli affari. Russo è accusato di avere ospitato nelle strutture in corso di sequestro (alberghi, discoteche ed altri locali pubblici) latitanti del clan dei Casalesi ed in particolare i killer, tra cui anche Giuseppe Setola, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia e Raffaele Bidognetti.

Oltre alla discoteca sono stati sequestrati anche un albergo, un complesso turistico e altri beni per un valore di svariati milioni di euro. Il blitz è stato eseguito dagli uomini della Dia coordinati dal vicequestore Maurizio Vallone, e relativamente alla cattura dei poliziotti, dalla Squadra mobile di Napoli diretta dal vicequestore Vittorio Pisani. Alle 10.30 è prevista una conferenza stampa con il procuratore capo Giandomenico Lepore.

giovedì 12 maggio 2011

Caraffe filtranti, la procura di Torino: inutili e a volte peggiorano qualità acqua

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=148711&sez=HOME_INITALIA

TORINO - Sono inutili e in alcuni casi peggiorano la qualità dell'acqua le caraffe che vengono utilizzate per filtrare l'acqua potabile del rubinetto. E' quanto emerge dalle analisi di laboratorio disposte dal Procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, lo scorso febbraio. Il pm oggi ha trasmesso i risultati al ministero della Salute e all'Istituto superiore di sanità. Ora toccherà a loro decidere se prendere o meno provvedimenti.

A Torino proseguirà intanto l'inchiesta giudiziaria, avviata sulla base di una denuncia presentata da Mineracqua, la federazione italiana delle industrie delle acque minerali, che aveva già fatto svolgere analisi dall'Università La Sapienza di Roma. I reati ipotizzati dalla procura di Torino sono frode in commercio e commercio di sostanze alimentari nocive per la salute pubblica. Al momento non vi è alcun indagato.

Le caraffe sottoposte ad analisi promettono di abbattere i livelli di cloro e la durezza dell'acqua del rubinetto tramite un filtro che funziona a carbone attivo e resine a scambio ionico. «Per quanto riguarda la durezza - ha spiegato oggi Guariniello - le analisi hanno mostrato che è vero che si abbattono i livelli di calcio e magnesio, ma anche che il filtro non va usato se la durezza dell'acqua è inferiore ai 19 gradi francesi, come per esempio in provincia di Torino. In questo caso è inutile».

Al contrario, emergono sostanze che non sono presenti nell'acqua del rubinetto. «In alcune caraffe - ha riferito Guariniello - il Ph dell'acqua sale a livelli fino a 9.5, contro un limite di legge di 6.5 e con questo livello di acidità sarebbe non potabile. Poi appaiono tracce di ammonio, sodio, potassio e argento in valori superiori a quelli dell'acqua del rubinetto. Non sono pericolosi - ha sottolineato - ma sicuramente l'acqua non è migliorata». In sintesi, secondo Guariniello «la situazione deve essere valutata con attenzione dall'autorità sanitaria competente».

bisogna votare!!!

esprimere la propria preferenza elettorale, qualunque essa sia, è sia un diritto che un dovere civico! ma, soprattutto, se non lo si fa, non si ha il diritto di lamentarsi delle tante cose che non funzionano nel nostro paese!!!

martedì 26 maggio 2009

Decreto Ministeriale concorsi a ricercatore


E' in corso una serrata discussione sulle nuove norme che il ministro Gelmini si appresta a emanare nei prossimi giorni e che riguardano il regolamento dei concorsi universitari.
Senza entrare nel merito della questione, ritengo opportuno riportare la petizione dell'APRI, "Associazione Precari della Ricerca Italiana":

"A quattro mesi dalla conversione in legge del D.L. 180, ed a tre dal termine ultimo previsto per la presentazione del DM collegato che deve stabilire le modalità di valutazione nei concorsi da ricercatore (senza il quale nessun concorso di nuovo tipo può partire), veniamo oggi a conoscenza del fatto che il Ministro Gelmini ha presentato al CUN una bozza del DM stesso.

La nostra associazione ha riconosciuto da subito la portata innovatrice del D.L. 180 nella parte riguardante le nuove regole per i concorsi a ricercatore. Il sorteggio dei commissari fra i soli ordinari e l’abolizione di scritti ed orali sono provvedimenti che noi avevamo già invocato in una petizione firmata da più di mille ricercatori l’estate scorsa. Tuttavia, la bozza di DM presentata appare inadeguata a sostenere quel radicale cambiamento verso il riconoscimento del solo merito che il D.L. 180 lasciava presagire. Un radicale cambiamento atteso da ormai molto tempo dalla stragrande maggioranza dei giovani impegnati, a tempo determinato, in didattica e ricerca all'interno delle Università.

La bozza presentata (che chissà quando verrà approvata) fornisce solo criteri qualitativi, alcuni anche interessanti, per la valutazione. Questi criteri sono facilmente aggirabili.

Noi abbiamo sempre chiesto che le commissioni esprimano non giudizi, bensì punteggi numerici, vincolati alla importanza e significatività delle pubblicazioni e dei titoli dei candidati misurati con indicatori di largo uso internazionale. Vogliamo che la valutazione sia uniforme, precisa, quantitativa e riproducibile a Milano come a Catania, a Genova come a Lecce. I punteggi numerici sono ormai la norma dalle elementari sino al dottorato, sarebbe stupefacente che non potessero diventare parte integrante dei concorsi alla docenza.

Ci rendiamo conto che introdurre tale rivoluzionaria innovazione non è cosa semplice, sia per opposizioni di tipo tecnico che per immaginabili resistenze a livello di quelle baronie accademiche che non vorranno certo vedersi sottrarre uno dei principali mezzi di perpetuazione della baronia stessa. Ma a questo serve la politica: a rispondere alle giuste aspirazioni di coloro che non hanno una rendita di posizione od un nome famoso, ma credono con passione nella forza del loro lavoro; coloro i quali non hanno perso la fiducia nelle proprie capacità e nell'oggettivo riconoscimento dei propri meriti da parte della società."

E' possibile firmare la petizione all'indirizzo: http://www.gopetition.com/petitions/decreto-ministeriale-concorsi-a-ricercatore.html